Anche se è una cosa prevista dallo statuto e dalle norme che disciplinano i bilanci delle cooperative sociali, la ‘pratica’ dei ristorni non è una cosa così diffusa, o messa sempre in atto dalle imprese sociali. Il motivo principale è l’andamento economico dell’azienda e il suo bilancio. Quando infatti gli strumenti contabili registrano un utile, è possibile pensare a questa forma di restituzione ai soci di una parte del guadagno, nelle forme e nei limiti prescritti e previsti dallo statuto.
Nell’ambito della disciplina delle società cooperative i ristorni costituiscono la forma caratteristica di attribuzione del vantaggio mutualistico, attraverso la quale è possibile destinare una parte degli utili alla base sociale. Questa quota di ridistribuzione degli utili è attribuita ai soci in proporzione agli scambi mutualistici intrattenuti con la cooperativa nel corso dell’esercizio e costituiscono, per le cooperative di lavoro, un’integrazione dei redditi già corrisposti al socio. Non si tratta di un diritto soggettivo del socio, ma è solo una semplice ‘aspettativa’, che rimane subordinata all’andamento della gestione dell’impresa e alle successive eventuali delibere degli organi sociali. Un’aspettativa che in Formica viene soddisfatta da 10 anni.
Centrale in questo discorso è il senso di mutualità, caratteristico delle cooperative sociali, un modo cioè di fare impresa che è fondato esclusivamente sul principio dell’unione delle forze e quindi sul servizio che può essere ‘restituito’. Un tipo di rapporto, non speculativo, basato sul principio della partecipazione, su cui la cooperativa riminese ha costruito la sua identità e la sua storia. Questo vantaggio mutualistico si è concretizzato tra la cooperativa e il socio, perché, nel corso di questi anni si è instaurato un legame particolare, in cui il rapporto è diventato appunto di tipo mutualistico: da un lato il socio, con il suo prezioso lavoro, fa crescere l’impresa e dall’altro ne trae un’utilità maggiore rispetto al normale rapporto di lavoro .
“E’ una scelta quella dei ristorni – sottolinea il Presidente Pietro Borghini – che il CdA ha fatto in quanto la cooperativa ha raggiunto una buona solidità, riesce a gestire bene i propri servizi e in questi ultimi dieci anni si è consolidata sotto diversi punti di vista. Il ristorno ai soci lavoratori viene dato per l’impegno profuso nell’anno ed è sempre un valore aggiunto. Ai soci lavoratori fa piacere perché sono soldi che vengono da un esito positivo di bilancio che loro hanno contribuito a realizzare. Anche per loro è un segnale importante, perché come proprietari dell’impresa, vedono il risultato economico dei loro sacrifici. Un impegno, profuso in tutto l’anno lavorativo che ha portato frutto per la cooperativa.”
Non si tratta quindi ne di una cosa scontata che tutti gli anni è sempre garantita e neanche di un meccanismo standard che non può mai modificarsi. Ne è la prova il fatto che di tanto in tanto cambia anche il regolamento, che negli anni, può evolversi e migliorare. Nel quarto punto all’ordine del giorno dell’ultima assemblea di giugno il Presidente infatti ha portato una proposta di modifica, elaborata dal Consiglio, con la quale si è leggermente modificata la procedura di assegnazione dei ristorni, prendendo in considerazione, ad esclusione dei pensionamenti, anche i rapporti di lavoro dei soci che vengono interrotti durante l’anno. Una procedura che testimonia il dinamismo continuo e l’atteggiamento mai statico di un’impresa che prova continuamente a trovare nuovi margini di miglioramento in cui il socio lavoratore sia sempre tenuto al centro di un processo inclusivo, e coinvolto democraticamente nelle decisioni da prendere.
Emiliano Violante