Dal Bilancio Sociale dei vent’anni, alcuni processi alla base del senso di cooperazione
Gli operatori sono la vera risorsa della cooperativa: con il loro duro lavoro la sostengono e l’hanno fatta crescere molto in questi 20 anni. I risultati positivi, che ha raggiunto La Formica in questi anni sono il frutto della chiara consapevolezza dei compiti e delle responsabilità di ciascuno; ognuno sa che il suo compito è indispensabile perché tutto funzioni. È indispensabile il contributo di chi sotto il sole e sotto la pioggia esegue l’affissione di un manifesto, tiene pulito un quartiere, ripara una strada; ed è anche indispensabile chi organizza e controlla, chi si preoccupa di trovare nuovi lavori, infine chi deve amministrare le risorse economiche. Questo spirito di solidarietà e di servizio possiamo dire che anima la maggior parte degli operatori: quando uno di loro è in difficoltà, o sta per ricadere in “vecchie o nuove abitudini” scatta la rete che fa capo al Responsabile Inserimenti Lavorativi (RIL). La persona viene contattata e se il problema è grave viene invitata a chiedere aiuto alle persone o alle strutture competenti ( SerT, medico di famiglia, Centro alcolisti, educatore, assistente sociale, ecc.). L’attenzione alle persone non si esplica solo in questi casi; è una attenzione continua e sistematica.
Ogni anno il RIL chiama ciascuno operatore ad un incontro e fa il punto della situazione; insieme con lui prende in esame i dati relativi alla vita lavorativa: se ha meritato i premi trimestrali, se ha avuto incidenti o infortuni; se è stato richiamato e ha ricevuto sanzioni disciplinari, se nel suo percorso lavorativo è migliorato affrontando mansioni nuove o più complesse.
Spesso il colloquio diventa personale e riservato, e il RIL cerca insieme alla persona di trovare il percorso più adatto. Il primo passo è sempre mettersi di fronte alla realtà e prendere atto di un problema; poi si cercano le soluzioni. Può succedere che si torni in carcere per vecchie pendenze con la giustizia, spesso per reati commessi prima dell’inserimento in cooperativa; in questi casi il RIL li segue con visite e colloqui di sostegno, in collaborazione con gli educatori del carcere; in molti casi è stato loro conservato il posto di lavoro. È costante il monitoraggio delle persone fragili o in momenti di difficoltà da parte del R.I.L., normalmente una volta l’anno ma in realtà ogni volta che c’è bisogno.
Durante il colloquio l’operatore viene sempre invitato a dare suggerimenti che possono migliorare il lavoro e il clima della cooperativa; questi dati vengono raccolti, analizzati in forma anonima e portati in assemblea per discutere insieme le possibili soluzioni.
La porta della presidenza è sempre aperta: numerosi sono i colloqui del presidente con gli operatori e i Soci; Il Presidente è disponibile ad ascoltare tutte le richieste dei lavoratori e confrontandosi con il Comitato Esecutivo in breve tempo comunica alle persone quanto la cooperativa può fare per loro. Spesso attraverso questi colloqui i lavoratori esaminano con il Presidente il loro percorso di socio in prova. Alcune volte il tema è di carattere economico. Lo stipendio delle cooperative sociali non è certamente elevato, le difficoltà e le spese sono tante, e molti operatori hanno vecchie pendenze da sanare. Può capitare, a seconda dei casi da valutare volta per volta, che la cooperativa decida di aiutarrli, con anticipi senza interessi da restituire con la busta paga o con l’anticipo del TFR; il Presidente ogni volta invita le persone a gestire il denaro in modo realistico. Non si tratta di un processo educativo facile.
Il direttore ha rapporti continui e diretti con tutti i lavoratori e anche la sua porta è sempre aperta; chiama immediatamente l’operatore se arriva una segnalazione di un disservizio da parte dei clienti; ascolta con attenzione e cerca una soluzione: “non sempre è colpa nostra, ma sappiamo che il cliente va accontentato”. Si cerca un compromesso, e d’altra parte il committente ha diritto di non avvalersi più del lavoro di quella persona; in questo caso l’operatore viene spostato ad un’altra mansione. Il direttore incontra gli operatori per richieste di permessi, per discutere problemi sul lavoro o difficoltà legate a problemi di orario. Anche in queste situazioni si cerca se possibile un compromesso fra le esigenze del lavoratore e la necessità di far funzionare i servizi.
Insomma il tentativo è quello di tenere conto del malessere e del senso di disagio che talora emerge; non sempre si trovano soluzioni ma del resto si sa, come sostiene Steve Goodier, “la chiave per un buon ascolto non è la tecnica, è il desiderio. Fino a quando non vogliamo davvero capire l’altra persona, non potremo mai ascoltare bene”.