La Formica ospite alla trasmissione di Riminisocial2.0, per un approfondimento sull’inclusione sociale
Effettivamente non c’era un nome più azzeccato per una trasmissione che si occupa di approfondimenti sui temi sociali. Chi lavora nel sociale lo sa bene, non è affatto semplice, soprattutto in tempi di crisi come quelli che stiamo vivendo. E’ difficile per le associazioni, che spesso con risorse irrisorie devono promuovere le loro attività e i loro progetti, barcamenandosi fra burocrazia e indifferenza. E’ difficile anche per le imprese ‘non profit’, che devono ogni giorno coniugare i due aspetti fondamentali che le caratterizzano e che spesso sono in contrasto fra loro: mantenere in ’attivo’ il bilancio sociale e contemporaneamente anche quello economico.
Rimini da sempre offre tantissimo da questo punto di vista. Un territorio nel quale sono nate e si sono sviluppate tantissime realtà sociali: associazioni, cooperative, consorzi, imprese profit sensibili ai temi della solidarietà, che spesso in rete fra loro, realizzano progetti davvero importanti non solo dal punto di vista della solidarietà ma sopratutto anche da quello socio-educativo.
Forse è anche questo il senso di questa trasmissione, prodotta da Icaro TV e realizzata dallo staff della redazione di Riminisocial2.0, arrivata alla sua terza puntata e che ha raccolto la difficile sfida di cercare le storie positive del territorio e raccontarle in televisione in maniera semplice. In studio si affrontano i delicati temi sociali mettendo in luce le difficoltà, i problemi, gli ostacoli quotidiani e gli strumenti che si mettono in campo per aiutare le persone, ma anche le soddisfazioni e i risultati che vengono raggiunti.
Dopo il successo di ascolto e di condivisione sui social, registrato anche nelle due puntate precedenti, che hanno trattato il delicato tema degli adolescenti in casa famiglia (prima puntata) e l’attualissimo tema dell’immigrazione (seconda puntata), la scorsa settimana l’argomento della trasmissione è stato l’inclusione lavorativa. In studio erano presidenti Alessandra Urbinati (Presidente di Rimini Autismo), Sabrina Marchetti (Presidente di Crescere Insieme), Stefano Mazzotti (titolare del Bagno 27 di Rimini), Mirca Renzetti (Vicepresidente della Coop La Formica), Velez Solis Segundo (responsabile della Coop La Formica).
Si è trattato di un vero e proprio approfondimento sul difficile tema dell’inclusione sociale lavorativa delle persone svantaggiate, che ha messo in luce un territorio davvero ricco di opportunità tra tirocini, borse di studio e inserimenti formativi. Percorsi che aiutano concretamente i ragazzi a confrontarsi con un mondo del lavoro che normalmente tende ad escludere. Forme di ‘allenamento al lavoro’ che, soprattutto per gli inserimenti lavorativi dei ragazzi con disagio mentale, sono ancora troppo poco diffuse sia a livello locale, che nazionale.
Gli ospiti hanno raccontato le esperienze fatte nelle proprie realtà spiegando i propri progetti d’inserimento e mettendo in evidenza luci e ombre di ciascuna esperienza. Il progetto Autismo Frinedly Beach dell’associazione Rimini Autismo, che ha riscosso un notevole successo sulle spiagge, con una notevole adesione da parte degli operatori turistici e delle famiglie. Valemour, il progetto dell’associazione Più di un sogno di Verona che ha coinvolto numerose associazioni italiane tra cui anche Crescere Insieme e che ha legato il mondo della moda con l’inclusione dei ragazzi con sindrome di Down, un modello di inserimento lavorativo che adesso viene imitato anche all’estero. Ed infine il racconto dei percorsi di formazione, tutoraggio e inserimento della Cooperativa sociale La Formica, che anche sulle disabilità mentale si è impegnata aderendo al progetto Valemour e allestendo il laboratorio protetto nella propria sede.
Il confronto ha prodotto anche un chiaro invito a tutte le aziende, che hanno più di 15 dipendenti, a farsi avanti, mettersi in gioco e sfruttare il canale normativo della legge 68. Una norma vista a volte anche come un ostacolo con tutti i suoi limiti, ma che prevede oltre all’assunzione diretta della persona svantaggiata anche la possibilità di dare commesse esterne, affidando del lavoro alle associazioni o cooperative che assumono già persone ‘speciali’ per ottemperare alla loro mission.
E’ un cambio di paradigma. Vedere l’inserimento lavorativo di una persona diversamente abile, non come un peso ma come una risorsa, equipararla ad una vera e propria forma di investimento, come si fa con qualsiasi altro lavoratore. Una scommessa che a volte nel breve periodo può essere impegnativa, ma che dà certamente risultati straordinari sul medio e sul lungo tempo, non solo in termini di affidabilità, qualità e precisione del lavoro svolto, ma anche in termini di crescita personale per tutto il gruppo di lavoro.
Ciò presuppone un’allargamento di vedute. Un cambio di prospettiva che sposta il proprio punto di vista e, il più delle volte, produce una crescita culturale. E’ un’opportunità per tutti. Per le imprese prima di tutto, ma anche per quei ragazzi che, come i loro coetanei normodotati, cullano gli stessi desideri ed i medesimi sogni di autonomia. Imparare un mestiere, lavorare, guadagnare dei soldi, crearsi una vita da soli e perché no, innamorarsi e costruire il proprio futuro. Un’idea che sembra naturale per tutti. Scontata per chiunque. Ma chi sa perché, ‘diversamente pensata’.