Parlare del coinvolgimento dei giovani nella cooperazione sociale pone una considerazione molto importante, che parte da un paio di domande inevitabili: che tipo di cooperazione sociale si vuole costruire per il prossimo futuro e quale ruolo di innovazione deve avere nel territorio in cui esercita la propria attività?

Una duplice prospettiva che sottintende una duplice suggestione. Da una parte è ben noto infatti che il futuro della cooperazione è legato al ricambio generazionale per far fronte alle nuove sfide che pongono esigenze di innovazione a tutto campo: transizione ecologica, transizione digitale, sviluppo di nuovi mercati. Dall’altra parte la scelta del modello cooperativo, è un’ottima prospettiva per affrontare e risolvere problemi occupazionali e reddituali dei giovani, che decidono di mettersi in gioco anche con ruoli di maggiore responsabilità e valorizzazione. Un impegno concreto per l’affermarsi di una nuova imprenditorialità con un forte spirito di solidarietà, sostenibilità ambientale, attenzione alla qualità della vita e qualità del lavoro.

E’ un’esigenza molto sentita anche fra le cooperative sociali riminesi, che si interrogano – a distanza di 30 anni da quel 1991 che le ha viste costituirsi grazie alla legge n. 381- sul come promuovere quel ricambio generazionale necessario per la continuità di questo importante ambito imprenditoriale. Un settore che ha dimostrato non solo di saper essere autonomo e sostenersi da solo, ma anche di saper organizzare in maniera professionale un ambito aziendale capace di garantire la solidarietà sociale. Una funzione importante, come si è visto anche in questa emergenza sanitaria – di affiancamento agli enti pubblici nei servizi di pubblica utilità e anche nella difficile prospettiva del lavoro alle persone più fragili, che solo con un’occupazione stabile possono sperimentare la vera inclusione sociale.

Questo tema è molto sentito da La Formica che da anni nel territorio riminese, si pone l’obiettivo di coinvolgere tra i suoi collaboratori sempre più giovani cooperatori. Sono tanti infatti gli studenti delle scuole superiori che intraprendono percorsi di alternanza scuola- lavoro, stage lavorativi, oppure tirocini rivolti agli universitari che si alternano in cooperativa e che hanno l’unico obiettivo di far vivere e far conoscere il mondo dell’impresa sociale quale possibile alterativa di scelta professionale.  Alcuni di essi rimangono e scelgono di provare a fare i cooperatori, mettendo in gioco le proprie capacità, competenze e un grande entusiasmo com’è accaduto anche in Formica a 4  ragazzi che da qualche mese sono impegnati su differenti fronti ma con la medesima energia. Una presenza che rappresenta una vera spinta motivazionale in ciascuno degli ambiti in cui i ragazzi sono inseriti: dalle funzioni di amministrazione in ufficio, a quelle di responsabile coordinatore, fino a quelle di operatore ecologico dell’igiene ambientale. Per la Formica è importante parlare di loro per ringraziarli del lavoro che stanno svolgendo e del valore aggiunto che stanno portando con il loro impegno. Li presentiamo uno ad uno: Giulia, Filippo, Mario, Filippo.

Storie personali confermano come la cooperazione sociale sia un modello organizzativo capace di dare risposte concrete anche alle istanze dei più giovani, perché adottando soluzioni innovative, favoriscono una maggiore sensibilità alla responsabilità sociale nei processi produttivi e di servizi che vanno a beneficio delle comunità. Un modello che ha bisogno della genuinità e dell’entusiasmo dei ragazzi per continuare a esaltare la sua funzione sociale rispetto ai bisogni emergenti della società, espressi dalla sostenibilità ambientale, sociale e della cultura del territorio.

e.v.