Prosegue senza sosta, ed entra nella fase più delicata, il percorso di aggregazione di Confcooperative del territorio romagnolo, per arrivare alla costituzione di un’unica ‘Confcooperative Romagna’, che possa dare una risposta ancora più capillare e incisiva ai bisogni di un territorio unico e variegato. Un percorso iniziato il 17 settembre del 2018 con la fusione delle Confcooperative  Ravenna e Rimini, proseguito con l’integrazione dei settori e delle  federazioni e giunto, nel maggio 2019, con la fusioni dei due importanti centri di servizi in un unico polo a disposizione delle cooperative. Fino ad arrivare al febbraio 2019, quando si è concretizzato uno dei momenti più entusiasmanti di questo percorso, con il confronto  fra cooperatori giovani e senior, che ha fatto nascere l’Associazione Giovani Imprenditori di Confcooperative Ravenna Rimini.

Un cammino che ha visto nell’assemblea dello scorso venerdì  21 febbraio, presso l’Hotel Dante a Cervia, oltre alla rielezione di Luca Bracci come presidente di Confcooperative Ravenna-Rimini, un’altra impotente tappa verso la tanto ambita unione romagnola. Un territorio vasto che esprime numeri davvero importanti , con le sue 385 cooperative associate, i 123.548 soci, 15.242 occupati, di cui 7.472 donne ed una consistenza patrimoniale raggiunta di quasi 1 milione e 100 mila euro, con un fatturato che supera i 2 milioni 70mila euro.

Quella di Cervia è stata un’assemblea congressuale davvero importante, con ospiti illustri come la parlamentare europea Elisabetta Gualmini,  i rappresentanti delle amministrazioni Ravennate e Riminese Michele De Pascale, sindaco di Ravenna e Sadegholvaad Jamil, assessore alle Attività Economiche e Produttive del comune di Rimini e il Presidente di Confcooperative nazionale Maurizio Gardini.  L’occasione per rilanciare il progetto romagnolo finalizzato a creare una rappresentanza più forte al servizio delle cooperative.

“E’ un cammino quello che stiamo facendo anche con la giornata di oggi – precisa il Presidente Luca Bracci – che non è ancora terminato. Il dialogo in questi mesi è proseguito con gli amici di Forli e Cesena e siamo arrivati a condividere un progetto di Confcooperative Romagna che vedrà nel breve, speriamo nel brevissimo, la costituzione di un nuovo ente.  Una unione che inizialmente vedrà, attorno ad un unico tavolo,  i rispettivi consigli di presidenza e i consigli territoriali, per progettare nuove strategie ed una nuova Confcooperative, più innovativa, che possa affrontare meglio le sfide del futuro.”

Una relazione chiara e trasversale quella di Bracci in cui il presidente ha  voluto spendere anche parole di gratitudine nei confronti delle cooperative sociali, “che si occupano di benessere e danno lavoro a 5000 persone,  dando servizi che coadiuvano il pubblico, stando affianco a quelle situazioni di fragilità sociale, di cui nessun altro si occuperebbe, con servizi primari alle persone. […] Contribuiscono ad abbassare la spesa pubblica perché tutti sanno che se il pubblico internalizzasse quei servizi, costerebbero almeno il doppio. […] Le cooperative sociali riescono a dare un servizio di qualità e costano di meno.”   

Decisivo e di grande incoraggiamento è stato il contributo del Presidente di Confcooperative nazionale Maurizio Gardini, che ha ribadito le motivazioni che ci sono alla base di un cammino di unione :  “perché abbiamo dato l’avviato al processo di realizzazione di Confcooperative Romagna? In questo caso non ci sono due soggetti dove uno sta male e l’altro va in salvataggio, ma ci sono due soggetti che stanno bene e che avrebbero potuto continuare ad assolvere al proprio ruolo dignitosamente. Ma noi c’eravamo dati un obiettivo, cioè quello di costruire un’organizzazione ancora di  più al servizio delle cooperative, nel senso di dare di più, chiedendo anche meno. Un’obiettivo che ci ha portato in questi anni ad avere una Confcooperative diversa,  ma sempre capillarmente sostenibile economicamente e vicina ai territori e alle comunità, perché non si fa promozione  se sei lontano dai territori e non riesci a cogliere i loro bisogni,  se sei a Bologna o nelle sedi regionali. […]  Abbiamo bisogno di strutture forti, che tengano insieme la nostra diversità perché quella è la nostra ricchezza, una ricchezza costruita grazie sia ai grandi che ai piccoli. Stare insieme vuole dire non far prevalere l’egoismo ma la mutualità con la quale solamente si può costruire un’organizzazione che si prende in carico la comunità. […] E’ questo il protagonismo dei ‘corpi sociali’ che ci ricordava anche il presidente della Repubblica, una coerenza che è anche responsabilità. Ma c’è tanto altro al centro del nostro confronto. […] Cosa significa essere costruttori di di bene comune? Abbiamo detto a tutte le nostre assemblee di intestarsi questa mission, non è più sufficiente progettare, ma bisogna coltivare una visione in un paese dove troppo spesso si vive alla giornata. Costruire il bene comune significa avere la visione e avere la capacità di costruire e non fermarsi alla declinazione.”

Tanti gli interventi e i contributi dei cooperatori presenti in assemblea, tra questi a preso la parola anche il Presidente Pietro Borghini che ha sottolineato diversi aspetti centrali di questa determinata fase storica di sviluppo delle cooperative sociali.

“In riferimento a Confcoopertive Romagna – ha sottolineato Pietro Borghini – io penso siamo all’approdo e lo ritengo un approdo sicuro. Non si torna indietro. Una volta che uno approda, scende e inizia a lavorare. Su questo mi permetto di chiedere, ai prossimi organi che stiamo per nominare, che insieme a quelli di Forlì Cesena saranno quelli che governeranno Confcooperative Romagna, sin da subito una delibera che faccia lavorare insieme le federazioni. Fedesolidarietà, il settore dove io opero, già sta lavorando da molto tempo insieme con ottimi risultati, pensiamo ai rapporti con la AUSL Romagna e anche con gli Enti Territoriali, ma abbiamo bisogno di una legittimazione. Allo stesso modo con cui si è previsto di mettere insieme la presidenza e il consiglio provinciale, credo sia importante dare subito indicazioni, per le federazioni già costituite, di mettere insieme i rispettivi direttivi, in modo che ci sia l’ufficialità. Se lavoriamo bene con le federazioni, questo processo andrà a compimento con più forza e in tempi più brevi. Lo abbiamo già sperimentato bene con Ravenna e Rimini,  perché da quando abbiamo fatto le federazioni insieme, ci siamo tutti sentiti un unica Confcooperative. […] Il tema del contratto in Emilia Romagna è molto sentito e gli attacchi alle cooperative sociali sia di tipo A che di tipo B sono molto grossi. […] Abbiamo bisogno che il livello nazionale ci sostenga e porti queste problematiche con i sindacati a livello nazionale.  E’ un passaggio importante perché ci abbiamo messo un po a convincere Federsolidarietà nazionale, che il problema non era solo l’Emilia Romagna, ma era un problema nazionale. Le prime sentenze infatti sono del gennaio 2019. […] Con la Romagna nasce una cosa molto complessa in un territorio molto vasto, l’altra cosa che io chiedo è quella che venga mantenuto un forte presidio territoriale. Credo sia molto importante che le nostre cooperative, soprattutto le più piccole con meno mezzi e meno strutture, abbiano dei riferimenti vicini, affinché si sentano protagoniste di questo processo. […] E’ necessario dare spazio ai giovani, non solo come rappresentanza, ma anche nei momenti informali, in maniera da coinvolgerli realmente nei processi di cambiamento che ci aspettano e sfruttare la loro idee, la loro innovazione, il loro entusiasmo e la voglia di fare.”

                                                                                                            Emiliano Violante