Non era proprio così che s’immaginava una cooperativa sociale. Francesca (nome di fantasia) prima di arrivare in Formica aveva qualche dubbio e diverse paure, non pensava che quell’esperienza gli avrebbe restituito così tanto, in termini di relazioni e crescita personale. E’ una ragazza come tante, solare, allegra, impegnata nel lavoro e nelle amicizie che, a causa di un vecchia storia, in cui si è trovata coinvolta senza esserne a conoscenza, si è vista dopo diverso tempo, recapitare una denuncia per un fatto legato alla detenzione di sostanze stupefacenti. Una situazione forse che aveva sottovalutato, di cui ormai non aveva neanche più memoria. “A volte sono le conoscenze sbagliate che ti portano guai di cui faresti volentieri a meno” – scrive in una mail riconoscente, spedita a La Formica, per ringraziare e salutare tutti a conclusione del periodo svolto in cooperativa.
Si somigliano un po’ tutte le storie per le quali le persone, giovani e meno giovani, si avvicinano per qualche motivo alla soluzione della giustizia ripartiva. Errori, piccoli o grandi, prevalentemente legati all’uso di alcol o droga, per i quali il giudice impone di svolgere lavori di pubblica utilità presso le aziende o gli enti convenzionati. La Formica è presente in questo elenco da sette anni. Una lista di convenzioni, formata da quasi 60 enti territoriali, che s’impegnano ad accogliere le persone che si trovano in situazioni di questo tipo, creando percorsi di inserimento ed inclusione, che spesso risultano molto efficaci per chi è coinvolto. Non si tratta sempre di percorsi semplici perché è necessario avere una predisposizione organizzativa ed un atteggiamento sociale che non tutte le aziende hanno. La Formica ha sempre creduto molto in questa forma di giustizia ripartiva, non a caso è stata la quindicesima azienda del territorio riminsese ad attivare la convenzione col Tribunale, un’iscrizion già rinnovata una volta nel 2014. L’elenco è formato da 59 enti del territorio divisi fra comuni, associazioni, consorzi ed imprese sociali. Un caleidoscopio di realtà genuine del territorio riminese, attente al sociale, tra cui, ben 18 sono le cooperative sociali. Imprese che, per le loro caratteristiche, sono già geneticamente predisposte ad accogliere e strutturare, nella loro organizzazione, percorsi lavorativi di questo tipo.
A distanza di un po’ di anni, quando oramai aveva rimosso dalla memoria un periodo difficile della sua vita, e non aveva più niente a che fare con certe persone, Francesca scopre di essere al centro di un’indagine che la porta ad una condanna. Entra, suo malgrado, nella trafila giudiziaria dei lavori di pubblica utilità con tanti pregiudizi e qualche paura. Il Tribunale, gli uffici della Questura, l’assistente sociale, fino alla scelta dell’azienda a cui chiedere di essere accolta per il periodo previsto dalla condanna. Si avvicina a La Formica con perplessità, solo perché è l’unica organizzazione che ha una gestione elastica dei turni di lavoro che gli consente di svolgere un orario pomeridiano. “Ero demotivata, arrabbiata, timorosa dei pregiudizi, che gli altri, potessero avere nei miei confronti, speravo solo che passasse tutto velocemente”.
Ma come sempre accade quando le persone riescono a mettersi in gioco ed impegnarsi seriamente in quello che fanno, Francesca scopre un mondo di persone che non si aspettava. Un’organizzazione che oltre ad accoglierla senza mai giudicarla, la mette a proprio agio facendogli sentire che il lavoro che sta svolgendo è importante per se e per le persone accanto a lei. Benefici impensabili, che non si limitano al semplice svolgimento di una pena lavorativa finalizzata al dimezzamento del periodo di sospensione della patente, oppure alla revoca della confisca del veicolo se prevista per i casi più gravi, o comunque all’estinzione immediata dalla fedina penale del reato ascritto. I veri vantaggi si concentrano nella crescita personale dei lavoratori che si ritrovano a vivere dentro una realtà sociale, comprendendo appieno il significato di una scelta solidale e non solo di riparazione del danno causato. Una lezione di vita in cui, a prescindere dagli errori fatti in passato e mettendo a disposizione gratuitamente le proprie competenze, si può avere la possibilità di sentirsi meno individui, più integrati nella comunità e partecipi di un cambiamento interno ed esterno.
“Certo non é un’esperienza che rifarei, però devo dire che mi è servita molto, aldilà di tutte le mie aspettative. Mi sono divertita e ho ho conosciuto delle bellissime persone, sorridenti e gentili, che mi hanno accolta senza giudizi. Voglio ringraziare tutto il gruppo della direzione, dei responsabili e dei ragazzi con i quali ho lavorato e con cui mi sono trovata sempre bene. In particolare la fantastica Sabrina, con cui mi sono trovata benissimo nei lavori delle pulizie. Siamo state in sintonia sin da subito, talmente tanto che ancora oggi, che ho terminato il periodo, ci sentiamo al telefono e appena passo voglio tornare a trovarla per abbracciarla e prenderci un caffè insieme.”
Emiliano Violante